10 giugno 2007

Stino DF Revolution - 1a puntata

Il capo aveva mandato un sms. Poche parole. Chiare e senza alcun bisogno di ulteriori spiegazioni: "In Nicaragua ho finito. Torno." Sapevo che l'aereo da Managua avrebbe fatto scalo al JFK per poi volare diritto a Milano. Alle 8 del mattino del 1° giugno sarebbe uscito dall'aereoporto di Malpensa e se nessuno di noi fosse lì ad attenderlo...
Beh, avete capito, no?

La sera del 31 maggio Stino ci volle tutti a rapporto. Nuvole scure minacciavano pioggia, così corsi per Piazza delle Erbe ed entrai nella vietta che portava al Bertelli. Passai lungo la vetrina e diedi un'occhiata all'interno. Il giovedì sera era sempre tranquillo. Dietro ai nani non vedevo molta gente, solo due persone. Una ovviamente Stino e l'altra Mike, detto il Vicentino.

I sei nani sono delle statuette in plastica dura alti mezzo metro che stanno sereni e sorridenti a guardare fuori dalla vetrina del bar. Ogni volta che li vedo penso alla quella scazzottata coi pancabbestia. Si, con gli autonomi, i pacifisti... come li chiamate voi? Trent'anni fa erano i figli dei fiori, un nome che non incuteva timore, anzi, come dice Ale "portavano amoore"!
Oggi, invece, fanno schifo: li vedi seduti in piazza a fumare, a bere, ad accarezzare
un cane che certamente ha maggior cura igienica di loro. A Stino e ai catalani fanno comodo: hanno soldi e quando vogliono l'erba pagano senza fare storie. A me fanno schifo. E con due litri di vino in corpo glielo dici pure in faccia e quella sera, al Bertelli, iniziarono spinte e insulti.
Ricordo che Alberto, il barista, capì che la situazione sarebbe voltata al peggio. Urlò qualcosa, ma era tardi. Io avevo già preso in mano un paio di nani e li usavo come manganelli per picchiare il pancabbestia. Lo colpii in volto e cadde a terra. Non ricordo se c'era già sangue, ma il calcio in faccia che gli assestò Stino e che lo fece rotolare per tre metri a terra fu come far esplodere un estintore. Il tipo spruzzava sangue dal naso e per terra c'erano almeno un paio di denti. Stino rideva di gusto, avrebbe voluto sedersi e riempirlo di pugni, ma non c'era tempo.
Gli sbirri potevano arrivare da un momento all'altro. Allungai ad Alberto un paio di bigliettoni gialli per inventarsi una storia e uscimmo fuori. Corremmo per il ghetto fino ad arrivare dietro il Duomo. Allora Stino riprese a ridere.
Non capivo. Poi guardai cosa avevo in mano e iniziai pure io a ridere: stringevo tra le mani Brontolo ed Eolo.

Questa volta, prima di entrare al Bertelli notai Ale fuori a fumare. Cazzo, stasera indossava gli occhialetti da Al Bano. Aspirava la sigaretta e mi fissava. Senza dire niente. Come al solito quando ti deve dire qualcosa. Così mi avvicinai. Fece il cenno di salutarmi alzando leggermente la testa.
"Ciao" risposi.
"Ascolta. C'è un problema…"
Solita pausa per creare tensione. Gode a fare così. Gira gli occhi a sinistra e a destra. Controlla che nessuno lo possa sentire. Poi torna a fissarmi.
"Il capo domattina è a Milano. Il Presidente ha da fare e Stino vuole che ci pensiamo noi."
"Perfetto. Non vedo il problema. Tiriamo dritto fino alle 5 e poi andiamo a Milano. Arriva per le 8, no?"
"Grazie al cazzo. Questo lo so anche io. Il problema è Stino. Vuole venire anche lui."
"Merda."
"Appunto. E ovviamente è convinto che si possa partire alle 6. Ma vai tu a spiegargli che in autostrada è normale che ci sia traffico o casini di qualsiasi tipo."
"Ma che ha da fare fino alle 6?"
"Sesso. Serpe e il Vicentino gli hanno trovato un paio di tipe per passare la notte. Ora è là con Mike, il tempo di bere un arsenico e poi via."
"E Serpe?"
"E' in macchina. Sai com'è fatto, no? E' là che attende ordini."
"Si, si, va bene. E perché vuole venire con noi?"
"Indovina. Torna il vecchio boss e deve mostrare, anzitutto, che qua gli affari proseguono e, secondo, che ora è lui a comandare."
"Sicuro?"
"Credi ci sia dell'altro?" mi chiese crucciato.
"Chiamale paranoie, ma per me ci stanno scaricando. Per come la vedo io il Vicentino ha capito che con Stino a Padova tira un'altra aria. E se lo fa amico con un paio di mignotte.
"Noi facciamo da autisti per Stino fino a Milano. Arriveremo alle 9 e Fausto sarà incazzato nero. Stino gli dirà che è colpa nostra. Bang! Poi arriviamo a Padova e scopre che "manca il giro di ragazze" che lui esige. Colpa nostra. Bang! A questo punto avremo una sola possibilità: scappare come lo scorso agosto. Scappare lontani fino a che le acque non si saranno calmate. Io l'ho visto incazzato Fausto e, credimi, non è un bello spettacolo per chi gli sta attorno."
Ale non rispose. Finì la cicca e la gettò dentro un tombino. Mi fece cenno di seguirlo dentro il bar. Per me l'importante era che avesse recepito il pericolo.

Mike, detto il Vicentino o, altrimenti, Faccia d'Angelo, è da sempre la spalla di Serpe. Anni fa c'era anche Fausto, ma erano altri anni. Ora la vita di Mike era cambiata. Contrabbandava "roba" di ogni tipo, partiva il venerdì sera e tornava il lunedì mattina. Dove andava? Nessuno lo sa. A parte il suo socio Isi e l'avvocato, una tipa di nemmeno trent’anni che almeno una volta al mese lo tirava fuori da Due Palazzi.
Non ci crederete, ma alla fine è diventata pure la sua ragazza! Lei è di Vicenza e a lui non gli potevamo non dare il soprannome di Vicentino. Come dicevo, il suo hobby era procurare "roba" di qualsiasi tipo: vestiti, case, ragazze, erba, pastiglie. Una volta, ricordo, gli chiesi di farmi avere un'ATI modello 9600 SXT, una scheda video per il PC venduta solo negli States. Me l'ha trovata in meno di una settimana.
Il Vicentino rimase male quando Fausto partì per l'America. Lo voleva seguire e lo avrebbe fatto se non avesse il passaporto sequestrato. Così dopo aver vissuto il momento di crisi assieme a Serpe, entrambi si legarono a Stino. Ora vivevano per lui.

Entrammo al Bertelli, quindi. Alberto mi riconobbe e mi lanciò un'occhiataccia: gli dovevo ancora riportare Eolo. Non sa che l'ho perso. Gli ho anche detto che è molto più alternativo avere esposti i sei nani anziché sette. Anzi, se passate, diteglielo. Magari alla fine ci crede.
Girai la testa e seduti al tavolo c'erano Stino e Mike. Ale ordinò due Traminer del Friuli. Mi sedetti al tavolino senza ascoltare quello che gli altri due si dicevano. La musica era alta e non sentivo. Ale arrivò col vino. Stava seduto davanti a me. Sfoggiava un ghigno. Possibile che avesse in serbo qualcosa? Stino lo freddò con una battuta.
"Non c'è proprio un cazzo da ridere, Ale."
Ale divenne serio. Non aveva in serbo niente. Io rimasi in silenzio. Osservavo. Faccia d'Angelo e Stino si fissavano.

Sapete perché il Vicentino portava questo secondo soprannome? Ve lo spiego subito. Secondo voi ora era allegro e felice, perché aveva bevuto? Nossignore, aveva lo stesso sorriso anche quando pestava a sangue chi gli ordinava "roba" e non gli pagava tutto subito. Lo stesso quando l'avvocatessa lo portava fuori dal carcere. Faccia d'Angelo, appunto, biondo, occhi azzurri e quel sorriso del cazzo che mette paura.

Stino finì l'arsenico. Io e Ale stavamo in silenzio. Lo vedevo scrivere un sms. Con la coda dell'occhio controllava Stino. Ale era arrivato da un paio d'anni nel gruppo; l'avevo portato io. Silenzioso e tenebroso, non si fidava di nessuno. Anche lui aveva i suoi traffici. Veniva dal profondo sud, ma aveva preso i caratteri peggiori di noi gente del nord. Introverso e ottuso, non tollerava che gli si cambiassero programmi già decisi. Per questo motivo odia svisceratamente Stino e il suo modo di fare. Con Stino niente è già deciso. Oggi ti dice una cosa, ma prima di domani è capace di cambiare programma almeno una dozzina di volte. Oltretutto Ale è un cane sciolto, non vuole capi, né seguaci. Gli piace prendere una persona e portarsela dietro. Poi, se si fida di te è fatta. Per me è così. O almeno credo.
Ricordo che aveva un amico tempo fa, si chiamava Paz, un ribelle marsigliese. Andavano d'accordo, ma poi all'improvviso scomparve. Ale ha detto a tutti che è andato in Africa, ma nessuno ci crede. Per noi sta con una pietra a collo dentro qualche fiume lontano dalla città.

Stino ordinò ad Alberto un nuovo arsenico. Poi iniziò a parlare.
"Nico, tu e Ale partite per Milano. Fausto arriva domattina alle otto. Prima però mi passerete a prendere a Vicenza. Vi farò sapere dove prima dell'alba."
La pausa che ne seguì doveva servire a me per dirgli che era impossibile fare Padova-Milano in due ore. Ma rimasi zitto.
"Ovviamente non ve la spasserete fino all'alba. C'è un lavoro da fare. Presentatevi con un paio di sacchi di calce viva. Ci servirà. Nico, ne hai ancora?"
"Ovvio."
Faccia d'Angelo rise di gusto. Avrei sorriso pure io se non immaginassi che uso voleva farne della calce viva. Quei due pazzi volevano uccidere il nostro vecchio capo, ecco cosa covavano. La calce viva serviva per sciogliere chimicamente il corpo e per non lasciarne traccia. Altroché!
"E voi cosa fate nel frattempo?" sbottò Ale in faccia a Stino.

Fu questione di un secondo. Stinò prese la nuca di Ale con la sua manona e spinse la testa fino a farla sbattere violentemente sul tavolo. Il forte colpo fece zittire le persone dentro il locale. Ale gemette, il dolore acuto credo che gli impedisse anche di pensare. Il Vicentino continuava a sorseggiare l'arsenico come niente fosse. Io mi ritirai indietro. Avevo paura. Quando Stino agiva così d'istinto era capace di tutto.
"Non ho capito la domanda, Ale. Puoi ripetere? Oh, devo averti rotto gli occhialetti da Al Bano. Mi spiace."
"Niente, capo. Niente."
"Ed ora filate voi due. Alle 5.30 telefono. Alle 6 si parte per Milano."
Lasciammo là il vino e uscimmo fuori dal locale. Avevo i conati di vomito dalla tensione. Ale perdeva sangue dal naso. Raggiungemmo la fontana in Piazza delle Erbe. Mentre Ale si puliva, io tremavo. Avevo bisogno di almeno un paio di dosi di Roipnol. Ma non ce n'era e Silvia era fuori città tutta la settimana. A lei potevi chiedere qualsiasi droga o psicofarmaco e lei te lo procurava. A caro prezzo, però!
Mentre si lavava disse: "Nico, la guerra è cominciata. Scegli con chi stare. Oramai hai capito pure tu le fazioni. Fausto può contare su te e me e sul Presidente. Stino ha dalla sua Serpe e Mike. Tre contro tre, perfetto equilibrio."
"Dimentichi i catalani. Quelli sono con noi."
"I catalani? Non ti fidare, quelli sono mercenari. Vanno da chi li paga di più. Non fidarti mai di nessuno."
Era in questi momenti che percepivo una delle mie debolezze. Io mi fido di tutti. Ale, invece, era all'opposto. Aveva già capito che con Stino non si andava da nessuna parte ed ora ha scelto di stare con Fausto. E a me restava solo la medesima scelta.

Dopo venti minuti Ale si riprese. Probabilmente sarebbe finito tutto prima dell'alba. Occorrevano subito le armi. Camminammo verso i Due Archi. In quella zona dovevamo trovare Edo ed Ombra, il suo compare. Edo era mezzo italiano, mezzo bulgaro. Uno con la lingua sciolta e capace di qualsiasi efferatezza, ma a sporcarsi le mani ci pensava Ombra, il suo alto guardiaspalla che gli sta sempre a fianco, come un'ombra appunto.
Non resistevo. Mandai un sms a Silvia. Avevo bisogno dello psicofarmaco il più presto possibile.
Ai Due Archi non c'erano. E iniziava a piovere forte. Entrammo alla Posada de la Mision. E' un locale messicano, dal cibo alla musica alle pareti di mille colori. Un bell'ambiente dove si riesce a passare bene inosservati. Ale scese al piano sotto a sistemarsi. Stavo per chiedere un tavolo, quando qualcuno mi battè la spalla da dietro. Percepivo una grossa mano. Era Stino.
Uscimmo fuori e sotto la pioggia chiese le mie intenzioni. Provai a bluffare, a dire che non capivo a cosa si riferiva.
"Vuoi che faccia sbattere la tua testa contro il muro? Forse dopo capirai di più."
"No."
"Forza allora."
Il telefono trillò. Era arrivato un sms.
"Stino, sto con Fausto."
"Allora questo è un addio. Saluti."
Si voltò e camminò lungo la stretta strada verso le piazze. In quello arrivò la Focus grigia di Serpe. Davanti c'era il Vicentino. Stino montò dietro. Poi la macchina sfrecciò via.

"Cazzo fai la fuori! Entra, no?" urlò Ale.
Io continuavo a fissare dritto davanti a me. Girai la testa.
"E' venuto Stino. Gli ho detto che stiamo con Fausto. Ci siamo detti addio."
"E va beh! Pace." disse allargando le braccia. "Ora entra. A breve decidiamo il da farsi."
Ingurgitammo un paio di Corone. Lessi il messaggio. Silvia mi diceva di andare Agli Amici. Il cuoco è un suo amico. Pagai il conto e scendemmo lungo Via Altinate. Nessuno dei due parlava. Giungemmo Agli Amici e là Ale incontrò quattro, cinque dei suoi. Brutti ceffi, avanzi di galera.
In cucina chiesi del "Postino". Chiamato così perchè vendeva a molti studenti dell'università i suoi "francobolli". Li leccavi e facevi dei viaggi da urlo. Gli dissi che mi mandava Silvia. Lui aprì un barattolo e mi mise in mano un paio di fiale di Roipnol. Pagai cinquanta euro. Arrivato al tavolo chiesi ad Ale se voleva una fiala. Scosse la testa e iniziò a parlare. Io intanto avevo versato il contenuto della droga nella birra.

(continua...)

15 commenti:

cesco ha detto...

(continua....)
anca no.....tre ore per leggere....ma è un bloog o un romanzo on line....
vita parallela per compensare la vita vera?
famme sapè....
p.s. scusa l'ironia ma oggi sono incazzato nero a lavoro... puoi anche cancellare il commento se ti va

Nico ha detto...

Il Presidente è incazzato nero. Qualcosa non è andato per il verso giusto. Una soffiata? Che gli sbirri lo abbiano incastrato a sniffare con l'ennesima valletta?
Ma chi è il Presidente? Di lui si sa solo che è Milano e che ha un discreto giro.

Anonimo ha detto...

Vogliamo sapere. Forza!
Diteci tutto di costui.

Anonimo ha detto...

Lungissimo!!! xò lo ho letto tutto!!!! anche questo: "I catalani? Non ti fidare, quelli sono mercenari. Vanno da chi li paga di più. Non fidarti mai di nessuno"
Nico fai incazzare a tutti!

Nico ha detto...

"Nico fai incazzare a tutti".
Così recitava il pizzino recapitato nella buca delle lettere di Nico. Un italiano stempiato e senza firma, di certo una minaccia nemmeno troppo velata.
La storia si infittisce di nuovi personaggi.

Anonimo ha detto...

Stino, lo slavo, checchè se ne dica coquisterà il mondo!!!!!

Firmato
Potere Slavo.

Nico ha detto...

Nuovo pizzino. Nuove minacce. A breve scoppiera l'incendio e Padova non sarà più come prima.

Alberto ha detto...

C'è qualcuno che vi segue da MOLTO lontano...un ribelle marsigliese ora rifugiatosi in lontane terre congolesi...ebbene si Paz esiste, non è un invenzione letteraria...o forse si?

Alberto ha detto...

ok ok: non è UN'INVENZIONE letteraria...uffa era una frase così bella...

Anonimo ha detto...

Tremate perche' dalla Corea arrivano i musi gialli!!!

Anonimo ha detto...

Non abbiamo nulla da temere, anonimo coreano!

Orde di pugliesi si sono già diffusi, come un'epidemia, in tutta la terra italica.

Li troverete annidiati in ogni spicchio di terra. Non l'avrete mai vinta...

Stino ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Mentre voi appena parlate di invadere l'italia, noi abbiamo già conquistato il mondo!! Lavoriamo senza visibilità, senza clamori, ma nemmeno i cinesi possono nulla contro il............:
POTERE SLAVO!!

ps. siamo presenti persino nel lontano Congo.

Anonimo ha detto...

Gli Slavi, come una razza umana nuova e sconosciuta, si affacciarono ai confini del vecchio mondo europeo già nei primi secoli dopo Cristo. L'Impero d'Oriente però entrò in contatto immediato con essi appena al tramonto del secolo quinto, quando varie moltitudini di invasori slavi apparvero minacciosamente ai suoi confini settentrionali, lungo il Danubio. Gli imperatori di Roma, come adesso i loro successori al trono della "Nuova Roma", Costantinopoli, avevano ormai conosciuto, nel volgere dei secoli, numerosi invasori, alcuni dei quali erano riusciti perfino a spingersi profondamente nell'interno del territorio, ma poi si erano ritirati, erano stati sconfitti oppure scomparvero in qualche altro modo. Sembra che anche questa volta - e per un periodo assai lungo il governo di Costantinopoli non si sia turbato eccessivamente dinanzi alle invasioni slave. Tanto meno si prevedeva che questi invasori slavi, oppostamente ai loro predecessori di altri popoli e tribù, potevano stabilirsi in modo definitivo e duraturo sia dentro i confini dell'Impero che fuori, vicino ad essi, e diventare, così, un fattore nuovo nelle vicende dell'Impero sino alla sua fine.

(POTERE AGLI SLAVI, e fuori dalle palle Ungheresi e Rumeni che non centrano niente!!)

Anonimo ha detto...

stronzo stronzo stronzo