Stino DF Revolution - 2a puntata
Un drogato del cazzo. Ecco cosa sono. Eravamo al pub Agli Amici. Ricordo Ale che apriva la bocca e gesticolava. Credo stesse parlando, ma io mi stavo facendo un trip assurdo a base di Roipnol! Non lo sentivo parlare, probabilmente mi stava descrivendo cosa avremmo fatto nelle ore a venire. Il bello è che non ricordo niente. Giuro. Ho qualche immagine, la Beretta 92FS di Ale, le fiamme di un incendio, il cappello bianco volare in mezzo alla strada, urla di ragazze... la fuga prima dell'arrivo degli sbirri. Poi nient'altro.
Era il tardo pomeriggio del 1° giugno quando ripresi i sensi. Bocca impastata e forte emicrania alla base della nuca.
Aprii gli occhi.
Dovevo essere a casa di Ale a Roncaglia, al "Motel - No Vacancy". Non vedevo il padrone di casa però. Provai ad alzarmi in piedi, ma scoprii di avere la gamba fasciata alla buona. La fasciatura era intrisa di sangue. Poi una voce echeggiò dentro la mia testa.
"Sta fermo, mona. Tra poco viene qua doc Baus e ti rimetterà a posto."
La voce era quella di Fausto. Non vedevo nemmeno lui. Giravo la testa a vuoto.
"Sono qua dietro, diavolocane! Non ti muovere che è meglio."
Era seduto dietro di me. Io stavo straiato nel divano. Rinunciai a muovermi, ma non a fare domande.
"Cazzo è successo?" le parole mi uscivano impastate.
"Di tutto."
"Grazie. Non è che mi racconti?"
"Eh?" disse distrattamente
"Stanotte... oggi... non ricordo niente."
"Ci credo, eri in coma!"
"Devo aver preso il ... il Roipol ieri sera... magari sbaglio a prenderlo con la birra... " mi girava la testa e inziavo ad avvertire la fitta alla gamba.
"Si, va beh., va avanti così che muori... cazzi tuoi. Ora ti racconto."
Si alzò in piedi e camminando su e giù per il salotto del No Vacancy mi raccontò gli eventi dell'ultima notte.
Incredibile Fausto. Sempre tranquillo e pacifico come se niente lo potesse toccare. E soprattutto sempre elegante e raffinato.
La luce che filtrava dal balcone gli illuminava l'abito bianco di lino, calzoni con la piega, sotto una leggera camicia azzurrina. Le scarpe nere lucide, il Rolex d'oro luccicante. Arrivato in cucina, trovò la bottiglia di whisky e ne versò tre dita in un bicchierino.
Alle otto del mattino l'aereo della North West da NYC atterrava puntuale a Milano Linate. I passeggeri scendevano le scalette ed era impossibile non riconoscere Fausto, il gigante di quasi due metri che indossava un vestito completamente bianco. Portava un cappello bianco con tesa larga e degli occhiali da sole che gli coprivano il volto. Niente bagaglio, solo la ventiquattrore ammanettata al polso sinistro. Passato il check in, prese la via verso l'uscita.
Erano le otto e mezzo del mattino e la hall era già gremita di persone. Lo speaker stava annunciando il prossimo volo. Molti passeggeri si fermavano in attesa di recuperare la valigia, altri procedevano verso l'uscita. Un uomo vestito di bianco accendeva il cellulare, si recò in bagno e dopo pochi minuti uscì rinfrescato. Camminava col passo svelto verso l'uscita, ma si fermò di scatto quando superò le barriere che davano alla sala d'attesa. Fece una smorfia, una specie di sorriso.
Li separavano le altre persone in sala d'aspetto e, soprattutto, una dozzina di poliziotti coi cani antidroga che annusavano i viaggiatori. Non si poteva fare niente che destasse sospetto.
Dall'altra parte c'era Stino. Alle sue spalle Serpe e Faccia d'Angelo. Tutti e tre con gli occhiali da sole. Nessuno di loro sorrideva. Stino teneva sottotiro il suo rivale con lo sguardo, ma non ne capiva la smorfia che aveva letto nel suo volto: sicuramente aveva in mente qualcosa. Contro Fausto devi mettere in conto che ha sempre almeno tre mosse di vantaggio su di te.
Così quando Fausto volse per un attimo la testa a sinistra, Serpe, credendo di aver già intuito tutto, camminò rapido verso quel lato.
Poi l'uomo vestito di bianco fece la mossa di andare dalla parte opposta, salvo poi decidere di tirare diritto.
Faccia d'Angelo, gelido come sempre, rimase impassibile e non cadde nelle finte; gli andò incontro con passo decisamente cauto.
E' mio, pensò Stino.
Fausto aveva studiato per un attimo la situazione. Sapeva dell'imboscata, glielo aveva detto poco prima il Presidente con un sms. Però adesso c'erano gli sbirri e Stino. Non poteva fare mosse imprudenti, avrebbe dato nell'occhio. L'unica era mantenere il sangue freddo.
Un riflesso gli colpì il polso ammanettato.
Se ne accorse. Alzò la testa. Al piano superiore con il suo sorriso a 32 denti, il Presidente salutava Fausto mimando lo sparo di una pistola. Fausto fece la smorfia che Stino non seppe capire in tempo. Girò la testa da un lato, quindi fintò di andare avanti e in un attimo girò i tacchi per rientrare nell'area di uscita. Una volta rientrato le porte scorrevoli si chiusero scomparendo dalla vista di tutti.
Il Vicentino si fermò. Poi si girò per vedere Stino, giusto per vedere che stava già correndo fuori.
Fausto salì con l'ascensore al piano sopra e incontrò Il Presidente. Si strinsero forte la mano.
"Ciao Vecio!"
"Capo, bentornato tra noi."
Senza perdere tempo corsero fuori. Indicò a Fausto una Ford Focus blu scuro. A bordo c'era Ale che mise in moto la macchina e andò incontro ai due.
Sbattendo le portiere e con una breve sgommata l'auto partì verso l'autostrada.
"Ciao ragazzi! Grazie dell'aiuto. Nico dorme?" disse indicando un corpo accasciato.
Fausto sedeva a fianco ad Ale. Dietro c'erano Il Presidente e ciò che rimaneva di Nico.
"E' strafatto da ieri sera. Non so neanche se è morto. Se non respira dimmelo che lo buttiamo giù dall'auto." disse Ale svoltando a destra.
"Ancora? Non lo possiamo mica gettare come fossero immondizie. Poi qualcuno ci potrebbe vedere. E poi gli sbirri sanno chi è" lo riproverò Il Presidente.
"Si, è vero, ma ci ho pensato. Ho pensato che possiamo sempre cancellargli le impronte digitali mettendogli le mani in un secchio di acido. Idem per la faccia. Poi nemmeno sua madre lo riconoscerà più!" Ale diceva questo con la solita freddezza che non sai se scherzava o faceva sul serio.
"No, dai respira. Ha il cuore a mille però. Cosa ha preso?" disse allungando una mano sul collo di Nico per sapere se era vivo.
"Il solito."
"Roipnol?"
"Si" confermò Il Presidente.
"Ma cazzo! E' una sega... chi gli dà sta roba? Non regge un cazzo e lo sapete... non l'avete detto ad Eroina di smetterla di dargli 'sta roba?" chiese Fausto.
"A Silvia?" chiese Ale.
"Si"
"Certo, ma a lei non gliene frega niente. Ti vende anche il cianuro se lo chiedi. Mica le viene in mente se è per te o per il cane!"
"Ragazzi!!! Eccoli. Ci sono già dietro." esclamò Il Presidente guardando dietro a sè.
Un'altra Ford Focus, grigio argentata, seguiva a distanza l'autovettura di Ale.
Al volante c'era Serpe. Occhiali scuri che non facevano percepire emozioni. Mike stava telefonando. L'aria era pesantissima. Qualcosa non aveva funzionato stanotte. Mille dubbi insinuavano la mente di Stino. Il Presidente doveva essere altrove. La Gatta aveva garantito che lo avrebbe trattenuto a Milano a oltranza.
"Va' a fidarti delle donne! Tutte uguali. Almeno una volta le compravi coi soldi." fu l'unica cosa che riuscì ad esclamare. I due davanti immaginarono a chi si stese riferendo.
La Gatta, alias Ila, è una ragazza padovana trapiantata a Milano. Giunta nella città lombarda poco più che ventenne si fece un nome nella Mondadori riuscendo ad ottenere un ruolo dirigenziale a 23 anni. La copia di "TV Sorrisi & Canzoni" con scritto RAMZZOTTI anzichè RAMAZZOTTI ha fatto epoca, un errore che tutti i fan hanno preso in simpatia e apprezzato. Non esistono ristampe e il valore di quella copertina ha raggiunto cifre assurde.
Come abbia fatto a fare strada così in fretta nessuno lo sa, ma con un po' di fantasia ci si arriva. Fatto sta che oltre ad essere bella ed estremamente sensuale ha pure cervello. E lo ha sempre usato, come una gatta d'altronde.
Amica di Fausto e del Presidente, un anno fa conobbe Stino ed ebbe con lui una breve, ma intensa relazione che dura tuttora a fasi alterne.
Stino le passava cinquemila euro al mese per sapere tutto del Presidente e lei gli inviava persino le foto che lo ritravano in intimità tutte le ragazze dell'Hollywood che ogni sera rimorchiava. Insomma, se gli passava persino queste foto Stino si fidava.
Due sere fa si erano messi d'accordo. Alessia, amica di Ila e nota modella dell'ultimo piano del condominio doveva alloggiava Il Presidente, doveva scendere al piano sotto e fargli toccare il cielo con un dito con una notte di sesso sfrenato. Infine, poco prima dell'alba doveva dargli il sonnifero. Ma qualcosa doveva essere andato storto. Perchè la Gatta non lo aveva avvisato? Ora non c'era tempo di chiamarla, lo avrebbe fatto dopo.
Il Vicentino dava le istruzioni al telefono.
"Pronto? Isi. Mi senti? Confermo che Fausto sta tornando a Padova. Ha con sè la valigetta. Quel lurido cane se l'è ammanettata al polso. Chiama chi vuoi, anche quell'animale di Ago, ma Stino esige quella valigetta. Passeremo l'uscita di Vicenza tra due ore. Fatevi trovare all'imbocco."
Forse aveva esagerato a dire di chiamare anche Ago. Chiamato l'Animale perchè per uccidere non usava nessuna arma. Solo le mani e i denti. Ma evidentemente la situazione stava sfuggendo di mano a Stino e bisognava correre ai ripari.
"Corri Serpe, stagli sotto. Facciamoli innervosire." ordinò mentre preparava la pistola.
Serpe accelerò e quando fu a meno di venti metri vide che dietro c'era Il Presidente. Parevano in tre dentro.
Ale accelerò. Le due auto in terza corsia procedevano a oltre 180 Km/h. La strada verso Padova alle nove del mattino erano poco trafficata. Almeno fino a Vicenza si poteva correre. Serpe gli stava incollato. Ale stava per raggiungere un'auto. Era a cento metri e iniziò a fargli i fari.
L'auto non si spostava. Cinquanta metri. Era una C3 nera.
Fausto a gesti mandava a quel paese chi guidava e non si spostava.
"E levati idiota!"
Quando era a meno di dieci metri i fari rossi posteriori della C3 si illuminarono. Ale d'istinto frenò. Serpe fece di meglio e sgattaiolò in seconda corsia, in quel momento libera.
Dal finestrino della C3 sbucò fuori un pazzo pelato che urlava voltato verso dietro. Ale sgranò gli occhi: "Ma chi cazzo sta guidando se lui si sporge così???"
Fausto fece in tempo a girare la testa a destra per vedere Stino che gli puntava il caricatore.
"Ma porco..."
Fu un attimo. Ale inchiodò di colpo. L'auto sbandò e non riusciva a tenerla. Fausto si chinò e cercava un'arma nel portaoggetti.
"Sottu lu sitili" urlò Ale in dialetto pugliese.
"Tua sorella! Non c'è un cazzo qui." risposte Fausto.
La Focus blu scuro limò il guardrail sinistro, quindi virò tutto a destra. Davanti a loro il pazzo pelato riprese a guidare normale e fuggì avanti. A lato Serpe accelerò, lasciandosi alle spalle l'auto di Ale.
Il veicolo era incontrollabile. Terminò in prima corsia giusto davanti ad un TIR che frenò all'improvviso.
A questo punto Ale sterzò di colpo a sinistra e mise il piede nell'acceleratore. L'auto si stabilizzò. Il cuore del Presidente riprese a battere: quei trenta secondi pareva non passassero mai. Lui non era fatto per inseguimenti e cose del genere. Lui era bravo a lavorare dietro le quinte, dietro un bancone e magari in compagnia di una bella ragazza. Dura essere uomini: a cosa non si pensa anche in questi momenti!
"Fiiiiga,raga!! Che paura." esclamò.
"Tutto ok, ora però ho perso Serpe... e chi cazzo era quel pazzo nella C3?" chiese Ale.
"Merda. Lo so io chi è. E' uno sbirro, il commissario Bruge. Poi vi dico di più." disse Fausto, mentre con gli occhi cercava la Focus di Serpe. Che fosse dietro? Guardò nello specchietto retrovisore e i suoi dubbi trovarono conferma.
"Serpe... Che diavolo in auto." pensò ammirato verso il vecchio amico.
Le auto ripresero a viaggiare verso Padova a velocità sostenuta.
Fausto guardava fuori dal balcone. La Fiesta bianca del '95 di Baus svoltò l'angolo e parcheggiò sotto il No Vacancy. Interruppe il racconto.
"E' qui Doc. Ti farà male. Hai un proiettile conficcato nella coscia. E non ti posso dare da bere, sennò mi muori."
"Ottimo." dissi.
Fausto aprì il portone, Baus salì le scale quando fu dentro salutò il Capo.
"Ehilà! Ben tornato! Allora, com'è il Nica?"
"Figo figo. Poi ti racconterò. Ora vedi di rimettere in piedi quel drogato. Mi serve ancora per un paio di settimane, poi parto per Londra."
Fanculo pensai... bell'amico!
Baus con un'alzata di ciglio mi salutò. Quindi poggiò la valigetta, la aprì e prese i ferri. Io chiusi gli occhi e morsi un fazzoletto.
Doc tirò fuori i proiettili in meno di mezz'ora. Non male per uno a cui mancano un paio di esami per laurearsi. Ero sfinito. Chiesi a Fausto di continuare il racconto, mentre beveva un goccio con Doc.
(continua...)
1 commento:
Bravo Nico, sto per perdere l'aereo ma son riuscito a leggere tutto. Nuovi personaggi, nuovi intrecci...
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